Parrocchia

Ultima modifica 21 marzo 2021

Santa Maria Immacolata
Via Piantanida, n.11
Tel. 02.96731013

 

LA CHIESA PARROCHIALE

La chiesa di S. Maria in Origgio è citata negli atti della visita pastorale dell’Arcivescovo Carlo Borromeo nel 1570: situata al centro dell’abitato, dedicata alla Madonna Assunta essa risultava in costruzione grazie alle elemosine, aveva una sola navata, mancavano campanile e porte. Il Liber Notitiae Sanctorum Mediolani (fine XIII.inizio XIV sec.) rileva ad Origgio, in pieve di Nerviano, l’esistenza di tre chiese, tra cui S. Maria, dotata di tre altari. L’edificio in costruzione nel XVI sec. è di probabile fondazione medievale.

La Chiesa di Santa Maria Immacolata domina la Piazza della Parrocchiale che si apre nel centro storico di Origgio, nei pressi della storica Villa Borletti. La chiesa è di probabile origine medievale, citata con certezza nelle fonti dal XVI sec. sorse come edificio a navata unica. Ampliata nel XIX secolo, fu oggetto di un ulteriore ampliamento nel XX sec., che ha sostanzialmente conferito l’aspetto attuale. La facciata a salienti è sormontata da un timpano e decorata con mosaici policromi, e preceduta da un portico con timpano sorretto da colonne e pilastri con capitelli ionici, sul quale si legge la dedicazione della chiesa. L'edificio è impostato su pianta a croce latina a tre navate, conclusa da presbiterio e coperto da un sistema di volte a tutto sesto, poggianti su colonne e pilastri, e lunette sulla navata centrale, a crociera sulle navate laterali, a cupola all’incrocio tra navate e transetto. Il campanile, completato da una cuspide, si imposta sul lato sud. Entrando nella chiesa dall’ingresso principale, sormontato dalla balconata per organo, a destra si trova la cappella del Battistero, lungo le navate sono disposti confessionali lignei e nel transetto si collocano due ampie cappelle laterali con altare, delimitate da balaustre marmoree, coperte in volta, che conservano dipinti di varia epoca. L’altare a sud è sovrastato da una nicchia con statua della Madonna del Rosario, l’altare a nord dal dipinto del Sacro Cuore di Gesù con cornice in marmi policromi, e conserva le spoglie di un martire donate dalla famiglia Borromeo nel XVIII sec.. Il presbiterio ospita l’altare maggiore barocco in marmi policromi, completato da tempietto e statue di angeli, costruito nel XVIII sec. con risorse fornite dalla nobile famiglia Borromeo. La decorazione ad affresco della chiesa fu realizzata tra il 1939 ed il 1942 dal pittore Antonio Pasetti di Arcisate.

 

SANTUARIO DELLA MADONNA DEL BOSCO

Nella relazione del 1566 si parla anche di una chiesa nuova e bella dedicata a s. Maria, posta in mezzo alla campagna. Della chiesa si parla anche nella relazione del 1596 di mons. Albergato come di S. Maria ad Nemus, cioè al bosco.

La chiesa, come ricorda il padre cappuccino Domenico Borroni di Origgio nella sua Storia del santuario della Madonna del bosco in Origgio, (1945) sorge lungo la strada che conduce alla frazione Muschiona, al limitare dei boschi, per cui la Cappella dell'Addolorata venne popolarmente denominata Madonna del Bosco. Si tenevano processioni a questa cappella in occasione di siccità o altre calamità che colpivano il paese e vi si portavano, a tutte le ore del giorno e della notte, le persone provate nelle loro necessità materiali o spirituali. La cappella venne rovinata il 15 settembre 1934 da un asino, che spaventato dal rumore di un autocarro che transitava sull'autostrada, si infilò con il suo carretto sotto il piccolo portico della cappella, provocando la rottura di una delle colonne del portico, la caduta dell'altra colonna, il crollo del portico stesso, della facciata e di parte del tetto, mente rimase "miracolosamente" intatta la parete su cui era l'affresco della Madonna Addolorata.

I lavori di restauro vennero iniziati nel marzo 1935 e la nuova cappella fu inaugurata il 9 settembre 1935 con la benedizione di don Luigi Piazza, prevosto di Nerviano.

La festa di questo santuario viene celebrata ogni anno il 25 marzo, giorno dell'Annunciazione.

Attualmente non esiste più l'affresco originario, rubato da ladri sacrileghi, rimpiazzato con una copia, non proprio fedelissima, dell'originale.

 

CHIESA DI SAN GIORGIO

Sempre nella medesima relazione si parla della chiesa di san Giorgio come della Parrocchiale. Ma chi fece costruire questa chiesa? La dedicazione a san Giorgio fa pensare al periodo longobardo. Comunque la prima menzione della chiesa risale al 21 gennaio 1181, in un contratto di vendita.

Anche nella Notitia Cleri Mediolanensis  del 1398 per Origgio si parla solo della "Cappella S. Georgii in Udrugio". Nella relazione della visita pastorale di mons. Tarugi, avvenuta nel 1583, si legge che s. Giorgio si trovava un po' fuori dell'abitato, a un tiro di balestra. Questo può dare l'idea della dimensione del paese alle fine del XVI sec.

Nella relazione della visita pastorale del 1740 di mons. Rocco Lonato, delegato del card. Carlo Gaetano Stampa, la chiesa, ormai non più parrocchiale, viene descritta come trascurata, con il soffitto che necessitava di riparazioni.

Nella relazione della visita del card. Pozzobonelli (22 aprile 1761) si parla di san Giorgio come di una chiesa ormai cadente, tanto che l'arcivescovo suggerisce di abbatterla. Ma la chiesa non venne distrutta.

Importanti lavori di restauro vennero iniziati nell'aprile del 1938 e interessarono il tetto, il campanile e la sacrestia, tutti in stato di grave sfacelo.

Altri lavori vennero compiuti dal 27 aprile 1959 per levare il vecchio pavimento, lucidare i cassettoni, raschiare e tinteggiare le pareti; vennero anche coperti gli affreschi della cappella del crocifisso! Quest'ultimo fu fatto restaurare a Ponte di Legno dallo scultore Onorato Ferrari. L'inaugurazione avvenne il giorno di Natale del 1959.

Negli ultimi trent'anni si è provveduto ad ulteriori lavori, sia per recuperare gli affreschi coperti nel 1959, sia per mettere in sicurezza tutta la chiesa e soprattutto il campanile. L’ultimo restauro del 2015 ha portato alla luce una stratificazione che va dall'affresco gotico trecentesco della Crocifissione fino alla grande campagna seicentesca dei Pozzo e degli Avogadro, che costituisce sicuramente l'elemento di maggiore attrazione e coerenza iconografica e storica. Importante è anche l’affresco della Crocifissione un'opera collegabile al cosiddetto Maestro della Chiesa Rossa di Castel San Pietro.